Occhio e telemedicina: la diagnosi in un “click” è oggi possibile?

Negli ultimi anni si sta assistendo a un notevole aumento della vita media e conseguentemente all’aumento di molte patologie croniche legate all’invecchiamento. La caratterizzazione di tante malattie prima sconosciute ne ha in molti casi permesso la gestione, migliorando l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti affetti; purtroppo però questo aspetto positivo ha comportato un rovescio della medaglia non trascurabile, ossia un forte aumento dei bisogni della popolazione in termini di assistenza medica e di spesa sanitaria pubblica. Molto spesso la richiesta assistenziale supera grandemente il supporto che il sistema sanitario è in grado di fornire, rendendo indispensabile una riorganizzazione del sistema sanitario stesso mediante l’introduzione di nuove tecniche di assistenza sanitaria.

Tra le innovazioni più importanti in tal senso c’è senz’altro la telemedicina, un’evoluzione digitale della medicina accompagnata da una rivoluzione nella concezione e nell’organizzazione del sistema sanitario.

La telemedicina è in grado di erogare servizi di assistenza sanitaria mediante la trasmissione di informazioni, immagini e referti utili alla prevenzione, alla diagnosi, alla cura e al monitoraggio dei pazienti, evitando che gli stessi debbano recarsi fisicamente dal medico specialista. Le principali aree applicative della telemedicina sono la televisita, il telemonitoraggio e il teleconsulto.

Questo innovativo tipo di assistenza sanitaria si ripropone di effettuare:

  • prevenzione sanitariaper tutte le persone a rischio di una determinata patologia
  • diagnosi precoce(da integrare con una visita completa con lo specialista)
  • scelta della terapia
  • riabilitazione
  • monitoraggio

La telemedicina sta già trovando un riscontro molto positivo in diversi Paesi europei e negli Stati Uniti e negli ultimi anni sono stati effettuati innumerevoli studi finalizzati a valutarne l’efficacia e confrontarla con quella dell’assistenza medica tradizionale.

Di particolare interesse è uno studio sull’efficacia della telemedicina nello screening dei pazienti affetti da retinopatia diabetica (RD). Questa patologia rappresenta oggi la causa principale di cecità negli adulti in età lavorativa negli Stati Uniti ed è determinata dal diabete mellito. I dati epidemiologici suggeriscono che la prevalenza del diabete mellito è aumentata negli ultimi decenni ed è destinata ad aumentare ulteriormente nel prossimo futuro, pertanto la possibilità di effettuare uno screening efficace e meno costoso nei pazienti affetti da questa patologia è cruciale per la prevenzione della cecità nella popolazione a rischio.

I pazienti affetti da retinopatia diabetica hanno bisogno di uno stretto monitoraggio oculistico poiché solo la diagnosi precoce e il trattamento immediato delle eventuali complicanze oculari causate dalla RD possono ridurre al minimo il rischio di perdita della visione. Oggi la crescente domanda di visite specialistiche supera spesso la disponibilità da parte dei professionisti del settore e molti pazienti sono costretti ad attendere anche più di otto mesi per poter accedere a una visita specialistica, un lasso di tempo troppo lungo, che può mettere a serio repentaglio gli occhi dei pazienti affetti da RD.

Uno studio pubblicato nel 2015 su The Jama Network aveva già mostrato risultati molto positivi per lo screening tele-retinico iniziale effettuato in alcune cliniche di assistenza di base con la tecnica NMDSRI (Nonmydriatic Digital Stereoscopic Retinal Imaging) per l’individuazione e il successivo monitoraggio dei pazienti con RD.

Uno studio più recente, pubblicato nel 2017 su JAMA Internal Medicine, ha preso nuovamente in esame lo screening tele-retinico effettuato in pazienti con retinopatia diabetica. Tale studio, presentato dal Los Angeles County Department of Health Services (LAC DHS), ha confermato con dati ancora più significativi i risultati dello studio precedente, dimostrando che lo screening tele-retinico iniziale è in grado di distinguere in modo veloce ed efficace i pazienti non a rischio da quelli realmente a rischio, riducendo per questi ultimi il tempo di attesa necessario ad accedere a una visita specialistica, alla diagnosi e al trattamento. Lo screening iniziale dei pazienti è stato effettuato mediante l’acquisizione di tre immagini del fondo oculare, una centrata sulla macula, una sulla testa del nervo ottico e una temporale rispetto alla fovea.

Una volta acquisite, le immagini sono state classificate e caricate su un software in grado di interfacciarsi con oftalmologi professionisti. Se nel primo screening oculistico il fondo del paziente non presentava alcuna alterazione, il paziente non veniva indirizzato a oftalmologi professionisti; nel caso in cui la foto mostrava alterazioni del fondo oculare, il paziente veniva invece inviato a oftalmologi specializzati nel settore per ulteriori accertamenti.

Lo screening tele-retinico iniziale è stato comparato a quello effettuato mediante visite mediche classiche sfruttando criteri standard quali l’ETDRS (Early Treatment Diabetic Retinopathy Study) e si è dimostrato anch’esso estremamente accurato, con sensibilità superiore all’80% e con specificità superiore al 90%.

L’utilizzo dello screening tele-retinico ha inoltre comportato l’eliminazione di circa 14.000 visite superflue per pazienti che non presentavano la patologia o complicanze legate alla patologia, permettendo di velocizzare il controllo e il trattamento di quei pazienti che invece richiedevano interventi urgenti. È stato dimostrato che lo screening tele-retinico incrementa il numero di follow-up per i pazienti con RD del 16,3%, riduce i tempi di attesa per una visita dell’89,2% e permette una riduzione dei costi del sistema sanitario nazionale.

Purtroppo lo sviluppo della telemedicina ha incontrato e incontra tuttora diversi ostacoli, soprattutto a causa di un certo scetticismo da parte di alcuni pazienti e medici che continuano a considerare questo approccio meno preciso rispetto alle visite eseguite dal vivo presso lo studio di uno specialista. Inoltre alcuni oculisti temono che l’utilizzo della telemedicina possa comportare una riduzione del numero di visite specialistiche presso i loro studi, senza considerare che, invece, lo screening iniziale porterebbe nei loro studi pazienti selezionati che necessitano realmente di accertamenti, diagnosi e cure urgenti.

Possiamo quindi senz’altro affermare che la telemedicina comporta notevoli vantaggi, dal contenimento della spesa sanitaria nazionale – grazie alla riduzione delle visite ospedaliere superflue – alla velocizzazione del sistema burocratico sanitario, con conseguente miglioramento dei servizi di assistenza per i pazienti con reali necessità di diagnosi e trattamenti.

La telemedicina è inoltre in grado di offrire ai pazienti con difficoltà motorie una riduzione dei disagi e dei costi aggiuntivi legati al loro trasferimento presso gli studi medici. Allo stesso modo, questo nuovo approccio di assistenza medica ha la potenzialità di abbattere barriere geografiche e sociali raggiungendo un maggior numero di pazienti indipendentemente dalla loro disponibilità di tempo e di risorse economiche.

La telemedicina non deve essere intesa come una specialità medica separata, ma come un approccio in grado di affiancare e coadiuvare le prestazioni mediche di routine e ci auguriamo che essa possa trovare presto un riscontro positivo anche in Italia, coinvolgendo un numero sempre crescente di professionisti e strutture sanitarie. Siamo certi che questo nuovo approccio di assistenza medica sarà di grandissima utilità in campo oculistico, dove screening sempre più veloci, accurati ed economici aumenteranno grandemente la qualità assistenziale di tantissimi pazienti affetti da patologie oculari croniche.

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