Quando gli occhi lacrimano senza un perché…e se fossero “secchi”?

Occhi che pizzicano e lacrimano anche senza una causa apparente sono oggigiorno un problema molto comune. Si chiama sindrome da occhio secco e si tratta di una vera e propria patologia dell’occhio che spesso viene sottovalutata o addirittura non diagnosticata.

La sindrome da occhio secco è causata da un’alterazione quantitativa e/o qualitativa del film lacrimale, il sottile strato di lacrime che ricopre la cornea e la congiuntiva, le parti esterne dell’occhio che si trovano a diretto contatto con l’aria. Tale alterazione, se particolarmente consistente, può determinare una microabrasione della superficie oculare durante l’ammiccamento palpebrale e a lungo andare ciò può provocare infiammazione e, nei casi più gravi, gli esiti di un vero e proprio micro-trauma.

Perché l’alterazione del film lacrimale può portare a conseguenze così spiacevoli se non addirittura pericolose per i nostri occhi? Perché anche se non lo vediamo – per cui molti ne ignorano persino l’esistenza – il film lacrimale è un elemento di grande importanza per l’occhio e per la visione, esso infatti idrata e lubrifica la superficie oculare proteggendola dal danno meccanico altrimenti derivante dal continuo sfregamento con l’interno delle palpebre durante l’ammiccamento, nutre la cornea e la congiuntiva e raccoglie i loro prodotti di scarto, protegge l’occhio dall’attacco dei microbi grazie al suo contenuto di lisozima – un enzima in grado di neutralizzare diversi microorganismi patogeni – e costituisce parte integrante del sistema diottrico oculare, presentando un suo specifico indice di rifrazione, omogeneizzando l’interfaccia tra l’aria e la cornea e contribuendo in questo modo al potere refrattivo complessivo dell’occhio.

Il film lacrimale viene normalmente prodotto in quantità di circa 0.8 microlitri al minuto grazie all’azione secretoria di diverse ghiandole dell’apparato lacrimale e delle cellule secernenti presenti nella congiuntiva che, con secreti diversi, contribuiscono a originare la caratteristica composizione a tre strati del film lacrimale: lo strato acquoso, secreto dalle ghiandole lacrimali principali e accessorie, costituito da acqua e diverse molecole quali sali, zuccheri, proteine ed enzimi, lo strato lipidico, più esterno, secreto dalle ghiandole di Meibomio, che ricopre la componente acquosa impedendone l’evaporazione e rendendo il film lacrimale uniforme in spessore e perfettamente levigato, e lo strato mucinico, secreto dalle cellule caliciformi congiuntivali, che rimane in intimo contatto con la superficie oculare grazie ai microvilli presenti sull’epitelio della cornea e della congiuntiva.

La quantità media di film lacrimale viene mantenuta costante grazie all’azione dell’ammiccamento palpebrale e del deflusso attraverso i puntini lacrimali inferiori e superiori.

Qualsiasi variazione nella quantità ma anche nella qualità (spessore, viscosità, osmolarità) del film lacrimale può determinarne un cattivo funzionamento e l’insorgenza della sindrome da occhio secco. In presenza di occhio secco, la cornea è esposta all’azione degli agenti esterni e diventa vulnerabile sia a danni meccanici dovuti allo sfregamento tra la superficie oculare e la parte interna delle palpebre, sia all’attacco da parte di agenti patogeni.

L’occhio secco causa sintomi quali bruciore, sensazione di corpo estraneo, fotofobia, ipersensibilità agli agenti esterni quali il fumo di sigaretta, il vento, i movimenti vorticosi dell’aria o le temperature troppo calde o troppo fredde che spesso vengono a crearsi negli ambienti condizionati e le forti variazioni della temperatura esterna. Questi sintomi sono molto fastidiosi e spesso portano il paziente a sfregarsi ripetutamente gli occhi, instaurando così un pericoloso circolo vizioso. Le persone affette da occhio secco hanno inoltre grandi difficoltà a portare le lenti a contatto. Nei casi più gravi la sindrome da occhio secco può causare vero e proprio dolore oculare e visione annebbiata.

La sindrome da occhio secco colpisce solitamente le persone più anziane e in particolare quelle di genere femminile, ma può colpire anche individui più giovani, in particolare i portatori di lenti a contatto.

Esistono diversi fattori di rischio per l’occhio secco. L’età è senz’altro il primo di essi, poiché con l’invecchiamento le mucose tendono a lubrificarsi con sempre minore efficienza. Il secondo fattore di rischio è l’appartenenza al genere femminile, che risulta decisamente più colpito da questa patologia rispetto al genere maschile a causa di variazioni o alterazioni dell’assetto ormonale che possono influire sulla produzione di film lacrimale. Anche la carenza di vitamina A e di omega-3 nella dieta possono rappresentare un fattore di rischio importante per l’occhio secco. Altre cause per l’occhio secco possono essere la bassa umidità, l’aria troppo calda o troppo fredda, l’utilizzo di colliri per il glaucoma, che possono generare secchezza oculare a causa dei principi attivi contenuti nel farmaco o a causa dei conservanti in essi presenti, la presenza di infiammazioni quali blefariti o congiuntiviti, l’impiego eccessivo di lenti a contatto o l’utilizzo smodato di colliri.

Talvolta l’occhio secco è causato da un’eccessiva evaporazione del film lacrimale, a sua volta generata da una carenza di strato lipidico.

In casi più rari la sindrome da occhio secco può essere la manifestazione oculare di malattie sistemiche di tipo autoimmune, come ad esempio la Sindrome di Sjögren.

Oggigiorno esistono diversi esami che permettono di diagnosticare la presenza di occhio secco, essi si basano sulla valutazione quantitativa e qualitativa del film lacrimale.

Un test molto comune per diagnosticare l’occhio secco è il test di Schirmer, che permette di determinare il livello di produzione di film lacrimale. Il test viene eseguito applicando al paziente due striscioline di carta bibula, una per ogni occhio, tra la rima palpebrale inferiore e il bulbo oculare; dopo 5 minuti viene misurata l’altezza del menisco di lacrime che hanno bagnato ogni strisciolina di carta. Valori compresi tra 10 e 30 mm indicano una produzione lacrimale normale, valori uguali o inferiori a 5 mm sono invece indice di iposecrezione lacrimale e quindi della condizione patologica di occhio secco.

Il tempo di rottura o Break-up Time (BUT) è un test qualitativo del film lacrimale che si esegue instillando nell’occhio del paziente alcune gocce di fluoresceina e controllando mediante lampada a fessura per quanto tempo il film lacrimale rimane omogeneo dopo l’ammiccamento, ossia quanto tempo ci vuole prima che compaiano le prime “aree asciutte”, che si evidenziano per l’assenza di colorazione. Un valore normale di BUT deve essere superiore a 10 secondi.

Il test oggigiorno più utilizzato per valutare la presenza di occhio secco è il test dell’osmolarità del film lacrimale, che si esegue grazie all’ausilio di un dispositivo denominato Osmolarity TearLab. Il grado di osmolarità del film lacrimale è considerato il dato più strettamente correlato alla presenza di secchezza oculare.

I test con coloranti vitali quali il rosa bengala o il verde di lissamina ci permettono di evidenziare abrasioni o desquamazioni della superficie dell’occhio dovute alla scarsa efficienza del film lacrimale, ciò è possibile grazie alla capacità dei coloranti di legarsi alle cellule epiteliali morte o degenerate.

Oggi esistono diversi approcci terapeutici per trattare la sindrome da occhio secco.

Prima di valutare quale possa essere il trattamento migliore per un paziente affetto da sindrome da occhio secco è necessario stabilire quale strato del film lacrimale è deficitario (strato acquoso, lipidico o mucinico) e qual è la possibile causa (ambienti troppo secchi, patologie sistemiche, assunzione di particolari farmaci, utilizzo eccessivo di lenti a contatto etc.).

Nel caso di un’alterazione unicamente quantitativa del film lacrimale, la terapia più semplice consiste nella chiusura dei puntini lacrimali inferiori e/o superiori per bloccare il deflusso delle lacrime, ciò viene realizzato mediante l’inserzione di minuscoli tappini in collagene o silicone. I tappini in collagene permettono di ottenere una chiusura temporanea dei puntini lacrimali, mentre i tappini in silicone permettono di avere una chiusura a lungo termine. In alcuni casi si può optare di ricorrere alla chirurgia per chiudere i puntini lacrimali in maniera definitiva.

Un altro approccio terapeutico, adatto per le alterazioni quantitative ma anche qualitative del film lacrimale, consiste nel rimpiazzare il film lacrimale che non viene più prodotto in quantità sufficiente – o che evapora troppo velocemente o che non è di buona qualità – con delle lacrime artificiali, farmaci che possono presentare diverse caratteristiche e quindi diverse funzioni sia sul film lacrimale (diluente, stabilizzante, volumizzante etc.) sia sugli occhi (ad esempio nutriente, antinfiammatoria etc.). Le lacrime artificiali possono presentarsi in forma di gocce, gel o crema e per ogni paziente potranno essere indicate determinate lacrime artificiali anziché altre.

L’utilizzo delle lacrime artificiali ha come finalità quella di rimpiazzare il film lacrimale e le sue funzioni, ristabilendo il comfort oculare e garantendo una buona visione per il paziente. La quantità di lacrime artificiali cui il paziente deve ricorrere giornalmente dipende dall’acuità della patologia e dai fastidi a essa associati e può pertanto variare dall’applicazione ogni ora alle 3-4 applicazioni al dì.

Le persone affette da occhio secco presentano spesso una superficie corneale irritata fino al punto da coinvolgere l’apparato trigeminale e generare una condizione d’irritazione permanente che determina rossore e una lacrimazione eccessiva e apparentemente ingiustificata definita lacrimazione riflessa paradossa.

Molto spesso, quindi, i pazienti che si lamentano di un’eccesiva lacrimazione sono in realtà pazienti che sono affetti da una condizione di ipolacrimazione, ossia una secrezione di film lacrimale insufficiente. Le lacrime riflesse prodotte dai soggetti affetti da ipolacrimia sono però prevalentemente, se non unicamente, a componente acquosa e ciò determina una veloce evaporazione delle lacrime stesse, che quindi non riescono a sopperire alla funzione mancante del film lacrimale.

In presenza di lacrimazione eccessiva è quindi importante farsi visitare da un oculista e richiedere degli esami diagnostici specifici per l’occhio secco. Una volta diagnosticata, questa patologia può essere gestita facilmente e l’eliminazione dei disagi e del pericolo di complicanze ad essa associati permetterà al paziente di ritrovare una buona qualità di vita e di vista.

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