TRASFORMARE LA RETINA IN FABBRICA DI ANTI-VEGF

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I pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età (AMD) di tipo neovascolare sanno bene che i farmaci anti-VEGF, seppur efficaci nel contrastare lo sviluppo della loro patologia, hanno un effetto terapeutico limitato nel tempo e ciò li costringe a ripetere il trattamento periodicamente. La consapevolezza che la loro visione dipende da un farmaco, la necessità di recarsi spesso dall’oculista per le visite di controllo e l’esigenza di doversi sottoporre ripetutamente alle iniezioni intravitreali – con rischi di complicanze che, seppur estremamente bassi, sono sempre presenti – generano in questi pazienti uno stato permanente di ansia.

Data la grande rilevanza socioeconomica dell’AMD neovascolare, dovuta al numero sempre crescente dei pazienti affetti e all’entità del costo dei trattamenti, gli scienziati di tutto il mondo si sono prodigati nella ricerca di nuove terapie in grado di contrastare questa patologia oculare in modo sempre più efficace e definitivo.

Finalmente una soluzione pare arrivare dalla terapia genica. Questa si basa sul principio di introdurre in determinate cellule del paziente un gene con funzione terapeutica, sia essa una “funzione biologica” mancante (e quindi ripristinabile grazie alla terapia genica) o la capacità di produrre “molecole terapeutiche” direttamente all’interno delle cellule del paziente, che così diventerà indipendente o parzialmente dipendente dalla somministrazione di farmaci.

Per i pazienti affetti da AMD neovascolare, ciò si traduce nella possibilità di introdurre nelle cellule della retina un gene in grado di far produrre in loco le molecole anti-VEGF, che quindi non dovranno più essere somministrate mediante ripetute iniezioni intravitreali ma saranno prodotte dallo stesso paziente in modo costante e per un periodo di tempo molto lungo, anche di anni. Il “gene terapeutico” viene “impacchettato” all’interno di virus adeno-associati (AAV) modificati – detti vettori virali – in grado di veicolare il gene all’interno delle cellule dell’epitelio pigmentato retinico (RPE).

I vettori virali vengono inoculati sotto la retina neurosensoriale grazie a una procedura chirurgica denominata iniezione sottoretinica. Una volta a contatto con le cellule dell’RPE, i virus sono riconosciuti e inglobati all’interno di queste cellule. I vettori virali rilasciano il gene terapeutico all’interno del nucleo delle cellule dell’RPE e sfruttano il macchinario biosintetico di queste cellule per dare il via alla produzione di molecole anti-VEGF direttamente all’interno della retina del paziente.

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Questa metodologia si sta candidando come approccio terapeutico d’elezione del prossimo futuro. Già nel dicembre del 2011, i ricercatori del Lions Eye Institute e del Sir Charles Gairdner Hospital (Nedlands, WA, Australia) hanno iniziato uno studio clinico di fase 1 per verificare la tossicità e gli effetti collaterali del vettore virale rAAV.sFLT-1, ossia il vettore virale contenente il gene che codifica per un recettore del fattore VEGF, sFLT-1, una molecola in grado di legarsi alle forme libere e attive di VEGF inibendone l’azione patogenetica (quindi un anti-VEGF).

In questo studio sono stati arruolati pazienti affetti da AMD secondaria a neovascolarizzaizone coroideale (CNV) di età non inferiore ai 65 anni, con capacità visiva pari a 3/60 – 6/24 nell’occhio colpito dalla malattia e un visus pari ad almeno 6/60 nell’occhio adelfo. Gli otto pazienti selezionati per partecipare allo studio sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi di trattamento che hanno ricevuto dosi diverse del vettore virale e a un gruppo di controllo (assenza di terapia genica). Tutti i pazienti arruolati erano in cura con ranibizumab; tale farmaco è stato somministrato alla 4a settimana dall’inizio dello studio e successivamente, durante il follow-up, unicamente se necessario, in funzione dei risultati degli esami clinici (BCVA / EDTRS, OCT, Fluorangiografia).

Questo importante studio effettuato dai ricercatori del Lions Eye Institute e del Sir Charles Gairdner Hospital sul vettore virale rAAV.sFLT-1 ha dimostrato che l’introduzione del vettore virale mediante iniezione sottoretinica non ha dato alcuna tossicità né effetti collaterali a livello locale o sistemico; inoltre l’effetto terapeutico introdotto si è rivelato più duraturo rispetto a quello dei farmaci anti-VEGF utilizzati nella terapia convenzionale (iniezioni intravitreali).

Questi risultati hanno avvalorato la validità dell’approccio terapeutico basato sulla terapia genica per il trattamento della AMD neovascolare e hanno gettato le basi per ulteriori ricerche e studi finalizzati a mettere a punto, nel prossimo futuro, un protocollo terapeutico sicuro ed efficace per il trattamento duraturo, se non addirittura definitivo, dei pazienti affetti da AMD neovascolare.

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