Un recente studio ha dimostrato come nell’età infantile un disturbo visivo può essere determinante nello sviluppo del linguaggio.

Vedere e parlare sono due azioni fondamentali nella vita di ogni essere umano e, in particolar modo, in quella dei bambini che sviluppano la loro primaria conoscenza e consapevolezza dell’essere grazie a queste due esperienze sensoriali primarie.

Ma può la vista essere strettamente collegata al linguaggio, tanto da poterlo alterare? A questa domanda, apparentemente banale, ha risposto un team di esperti sul Jama Ophthalmology spiegando che un disturbo visivo nei bambini come l’ambliopia può colpire la percezione del suono e, di conseguenza, la fonazione.

Il riconoscimento vocale include non solo l’elaborazione uditiva ma anche quella dei segnali visivi del volto e della bocca di chi parla.

Per avallare questa nuova scoperta, l’equipe di studiosi ha testato un campione di pazienti utilizzando inoltre l’effetto McGurk, secondo cui c’è un iterazione tra udito e vista nel riconoscimento delle parole e, quindi, il riconoscimento linguistico è un processo multi sensoriale.

Durante lo studio effettuato si è notata anche una sensibile differenza tra i bambini con ambliopia diagnosticata prima dei cinque anni e quelli a cui è stata diagnosticata dopo: giovani pazienti a cui il disturbo viene segnalato dopo i cinque anni di età hanno percepito tutti l’effetto McGurk e, quindi, questo ha dimostrato come sia meglio scoprire e risolvere questo disturbo il prima possibile, dal momento che la prima infanzia è un momento cardine per lo sviluppo della fusione visivo e uditiva.

Nell’intervista a Medscape Medical News, il dottor Rajen U. Desai ha osservato che a volte i bambini ambliopici possono essere ingiustamente descritti come ‘allievi lenti,’ autistici, o dislessici.

Gli autori riconoscono limitazioni dello studio, come la mancanza di test di audiologia formale o test per l’intelligenza / comprensione grammaticale, così come la possibilità di errore, data la natura retrospettiva dello studio. I ricercatori sottolineano che ulteriori studi saranno necessari per valutare l’effetto dell’ambliopia tra gli altri gruppi di pazienti come quelli con disturbi di apprendimento linguistico o disturbi dello spettro autistico.

Alla domanda su come queste informazioni possono essere applicate clinicamente dai pediatri per migliorare l’integrazione con i pazienti che hanno scoperto e curato l’ambliopia, il dottor Desai ha risposto che in soggetti in cui l’ambliopia è stata risolta troppo tardi, pediatri e genitori possono chiedere ai bambini di “ascoltare” loro solo con l’ occhio ‘buono’ (chiudendo l’occhio ambliope). Alcuni dei pazienti dello studio hanno udito suoni completamente diversi a seconda di quale occhio stavano usando per guardare qualcuno che parlava, sentendo il suono corretto quando hanno chiuso l’ occhio ambliope. “

La conclusione del dottor Desai è che grazie allo screening per l’ambliopia non solo si potranno aiutare i bambini nella vista ma anche nella comunicazione e nell’apprendimento.

 

Stampa questo articolo

L’OCULISTA RISPONDE

Un esperto oculista risponderà nel più breve tempo possibile.

Nome e cognome (obbligatorio)

Email (obbligatorio)

Messaggio

In alternativa è possibile contattarci all'indirizzo info@oculisticatv.it

Iscriviti alla Newsletter

PROSSIMI EVENTI

Non ci sono eventi imminenti.